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Rappresentazione visiva dell'articolo: La gestione delle minusvalenze finanziarie e le novità attese con la Riforma Fiscale

Autore: Widiba

Data di pubblicazione: 24 luglio 2024

La gestione delle minusvalenze finanziarie e le novità attese con la Riforma Fiscale

Le minusvalenze finanziarie sono le perdite che si verificano in seguito alla vendita di titoli finanziari come azioni oppure obbligazioni, ma anche di fondi comuni, ETF, ETC, Certificates, derivati.

Una vendita effettuata in perdita dà luogo a credito fiscale che può essere recuperato nell’anno in corso o entro i successivi quattro. Questo avviene per consentire all'investitore di pagare un'imposta sui profitti finanziari al netto delle perdite, consentendo di fatto di pagare tasse solo sui guadagni effettivi. Questa è la teoria: ma nella pratica delle normative fiscali italiane non tutti i prodotti finanziari generano perdite e profitti direttamente compensabili per calcolare le imposte.

Gestire in modo attento la tassazione dei titoli consente di apportare un notevole valore aggiunto al portafoglio d’investimento, facendo risparmiare al cliente oneri fiscali. Ecco perché i consulenti dovrebbero prestare attenzione a questa tematica.


La differenza tra plusvalenze e minusvalenze

Al momento della chiusura di un’operazione finanziaria si possono verificare due casi:

  • vendita a un prezzo più alto rispetto all’acquisto e realizzazione di una plusvalenza (capital gain);
  • vendita a un prezzo inferiore rispetto all’acquisto e generazione di una minusvalenza.

In Italia le plusvalenze sono tassate con l’aliquota del 26% (ad eccezione dei titoli di stato che sono tassati al 12,50%).

Le minusvalenze invece, che scadono al 31 dicembre di ogni anno, danno origine a un credito fiscale che si può recuperare entro i quattro anni successivi. Ovviamente, con il regime amministrato, non è possibile compensare guadagni e perdite che provengono da conti bancari diversi.

 

Come recuperare le minusvalenze: la differenza tra redditi di capitale e redditi diversi

Le minusvalenze non possono essere recuperate con tutti i prodotti finanziari. Questo perché il fisco italiano distingue nettamente i prodotti finanziari che creano “redditi di capitale” e quelli che creano “redditi diversi”.

Anche se le minusvalenze possono essere prodotte da tutti gli strumenti finanziari, possono essere compensate solo con quelli che producono “redditi diversi”, ossia:

  • le azioni;
  • le obbligazioni;
  • gli ETC;
  • i certificates;
  • i derivati

Gli strumenti che generano “redditi di capitale” e quindi non possono compensare le minusvalenze, sono invece tutti quelli che derivano da un impiego stabile del capitale, come:

  • le cedole di obbligazioni;
  • gli interessi di conto corrente;
  • i dividendi di azioni;
  • i proventi distribuiti da fondi, ETF e sicav;
  • il guadagno derivante dalla vendita di fondi comuni, ETF e sicav;
  • i redditi derivanti da polizze di investimento e contratti assicurativi.

 

Scadenza delle minusvalenze: strategie di compensazione

È cruciale non mancare l'opportunità di riscattare il credito fiscale generando delle plusvalenze entro la fine dell'anno.

Queste però, devono essere almeno equivalenti all'ammontare della perdita accumulata nel proprio bilancio fiscale.

Per neutralizzare le minusvalenze, esistono varie strategie. La via più affidabile consiste nel disinvestire titoli di portafoglio, come azioni, che stanno mostrando un rendimento positivo. Un'alternativa è rappresentata da strumenti finanziari specificamente concepiti per recuperare tali perdite.

Si tratta dei Certificati Maxi-Coupon che includono il pagamento di una prima cedola nella quale è integrata una grande parte del rendimento atteso durante il periodo di vita del certificato. Questi strumenti, che sono soggetti a tassazione al momento della cessione, presentano una certa complessità e permettono di sfruttare immediatamente la cedola per la compensazione delle minusvalenze.


Le minusvalenze e la tassazione dei redditi di natura finanziaria: le novità 2024

Il modello di tassazione in ambito finanziario descritto fino ad ora potrebbe però cambiare.

Nell’agosto 2023, infatti, con la legge n. 111, è stata conferita al Governo la delega per la riforma del sistema fiscale italiano che si compone di 23 articoli. Tra questi, il n. 5, fornisce le indicazioni per procedere con la riforma della tassazione delle rendite finanziarie.

Nel corso di questi mesi sono stati emanati diversi decreti legislativi di attuazione della legge delega e si attende quello che andrà a semplificare i redditi di natura finanziaria, a vantaggio del contribuente. Una novità grazie a cui sarà possibile compensare plusvalenze e minusvalenze di prodotti e titoli finanziari di ogni tipologia.

L’articolo 5 della legge 111/2023 prevede infatti l’abolizione della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi e stabilisce che la base imponibile è costituita dal risultato netto complessivo dei redditi di natura finanziaria realizzati nell’anno solare, con possibilità di riportare le eccedenze negative nei periodi d’imposta successivi a quello di formazione.

La riforma dell’attuale sistema è quindi ormai delineata, con il superamento della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi di natura finanziaria - anche se i tempi di attuazione restano ancora incerti. Il governo infatti, avrà tempo fino ad agosto 2025 per rendere operativa la riforma tributaria con i decreti legislativi.

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